La verginità consacrata è una vera provocazione per il mondo di oggi, così accecato dal “tutto e subito” da non riuscire a vedere al di là delle proprie esigenze contingenti da soddisfare. E’ per questo motivo che la scelta di una vergine di rispondere generosamente alla chiamata del Signore e donare tutta se stessa al servizio della Chiesa, in mezzo ai fratelli, diventando l’immagine vivente di quell’invito a stare nel mondo senza essere del mondo (Gv 17,15-16), fa notizia. E ci interroga profondamente, con la concretezza di una decisione che cambia la vita, mettendo in crisi il modo ormai dilagante di vivere un cristianesimo fatto soltanto di chiacchiere e sentimentalismi.

Carmela Vuocolo, figlia della nostra Arcidiocesi, con la pubblica professione del proposito di castità perfetta alla sequela dell’Agnello, ha dimostrato che già qui ed ora è possibile vivere la sponsalità con Cristo, alla quale tutti siamo chiamati alla fine dei tempi. Nella raccolta e commossa Cattedrale di Salerno, Carmela ha ricevuto dalle mani di Mons. Marcello De Maio, Vicario del nostro Arcivescovo, il velo bianco, simbolo della verginità, l’anello, segno delle mistiche nozze con Cristo, ed il libro della liturgia delle ore, che scandisce la giornata di preghiera della Chiesa. Con il suo “eccomi”, Carmela è entrata a far parte dell’antica famiglia dell’Ordo Virginum, oggi così poco conosciuto, anche se si tratta di un carisma nato nei primi secoli del Cristianesimo per rispondere alla chiamata di Gesù a diventare “eunuchi per il Regno dei Cieli” (Mt 19,12). Già negli Atti degli Apostoli si ha testimonianza delle prime vergini cristiane, e dal IV secolo si ha documentazione della prece di consacrazione solenne, che le riconosce spose di Cristo, sotto la guida e la protezione del proprio Vescovo. La vergine consacrata, infatti, fa diretto riferimento alla Chiesa, in particolare alla propria diocesi, alla quale offre il suo apostolato e la sua preghiera, sotto la cura pastorale del Vescovo, intraprendendo un cammino esigente di santità in una condizione normale di vita, assumendo Maria come modello, e realizzando se stessa nella sponsalità con Cristo (dato che “non è bene che l’uomo sia solo” – Gn 2, 18). In questo modo la verginità diventa feconda, perché “solo quando un cuore dà il primato a Dio può amare sinceramente gli altri”, come ha ben sottolineato Mons. De Maio. Il Vicario ha anche ricordato che la verginità consacrata è un dono, ma anche un impegno, perché, come nella moltiplicazione dei pani e dei pesci e nella pesca miracolosa, la grazia del Signore opera sul lavoro umano: Dio chiede la nostra collaborazione per la costruzione del Suo Regno. A questa vergine ed alle altre due che vivono il carisma dell’Ordo Virginum nella nostra Diocesi, “fiori sbocciati sull’albero della Chiesa”, va l’augurio dell’intera comunità, che si unisce alla preghiera di consacrazione: “In Te, Signore, possieda tutto, perché ha scelto Te solo al di sopra di tutto”.