Domenica 2 febbraio, alle ore 17,00, durante una solenne concelebrazione presieduta da S.E. Monsignor Gerardo Pierro Arcivescovo Metropolita, nella Cattedrale di Salerno, è stata consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi Luisa Vito. Luisa, nata a Napoli nel 1959, ha avuto sempre, fin da ragazzina, una particolare predisposizione per l’amore e il servizio alla Chiesa, spendendosi a più riprese ed in svariati modi quale piccola operaia nella Vigna.

Lungo le insondabili vie della Provvidenza, nonostante un progressivo svuotamento di ogni terreno sostegno, Luisa ha continuato a manifestare fiducia nell’Amore e capacità di riportare sempre al centro il Cristo contemplato ed adorato nella sua Morte e Resurrezione. Attraverso una solida preghiera, un continuo sforzo di andare incontro all’altro, uno stile di vita semplice, che sa riconoscere e cercare solo l’essenziale, negli ultimi due anni, sollecitata anche da alcune esperienze “forti” quale, ad esempio, il “mese ignaziano”, ha maturato la consapevolezza di essere chiamata, nonostante le immancabili debolezze e fragilità, alla consacrazione nell’Ordo.

Ma da dove nasce l’Ordo Virginum?

Molteplici fonti storiche attestano che nelle prime comunità la verginità ben presto divenne una scelta di vita operata da molti cristiani; Ignazio di Antiochia1, Policarpo2, Giustino3, testimoniano della presenza e del ruolo delle vergini nelle comunità. A partire poi dal IV sec. troviamo notizie precise di una celebrazione liturgica di consacrazione, presieduta dal vescovo4; in questa direzione si sviluppò il rito di consacrazione di cui ricorrono tracce nel Pontificale Romano-germanico del X secolo e nel testo elaborato da Guglielmo Durand, vescovo di Mende, nel XIII sec.; l’edizione ufficiale del Pontificale romano del 1485 fissò definitivamente questo rito che rimase inalterato nei secoli, fino al Vaticano II, dal momento che il rito stesso era caduto in disuso; infatti, a partire dall’alto medioevo, non si trovano più vergini che ricevono la consacrazione vivendo nel mondo e la vita monastica diventa l’unica possibilità di scelta per le donne.

Il Concilio aveva raccomandato la revisione del rito5; il 31 maggio 1970 venne promulgato l’attuale rito di consacrazione, poi pubblicato in lingua latina (08/09/70), italiana (10/06/80) e integrato dal Canone 604 del Nuovo Codice di Diritto Canonico. Questo rito ha caratterizzato la celebrazione del 2 febbraio; invitata dal Vescovo Luisa, con la lampada accesa quale vergine saggia, in corteo nuziale si è recata verso l’incontro con Cristo, per celebrare con Lui un solenne rito di alleanza matrimoniale. Il Vescovo, dopo l’omelia, l’ha interrogata con alcune domande che avevano la funzione di definire l’oggetto della sua consacrazione, di suscitare in lei la gioiosa consapevolezza del dono che stava per ricevere, di invitarla solennemente ad assumere in piena libertà gli impegni e le responsabilità che ne conseguono. Dopo l’antico segno della prostrazione, che raffigura simbolicamente la totale donazione della vergine al suo Sposo e Signore e l’impegno quotidiano ad uniformarsi alla Volontà di Dio, Luisa ha offerto il suo proposito di castità nelle mani del Vescovo perché venisse consacrato con “nuova unzione spirituale” dal Signore mediante la “Preghiera di consacrazione”.

Infine, la realtà della consacrazione avvenuta è stata esplicitata mediante la consegna del velo e dell’anello, segni squisitamente sponsali e della Liturgia delle Ore, segno dell’impegno ad essere chiesa sposa che parla allo Sposo.

L’Ordo Virginum diocesano, che aveva una sola vergine consacrata, ora ne conta due: mentre ringraziamo il Signore ed auguriamo a Luisa un ricco e fecondo “servizio” a Dio ed ai fratelli, preghiamo e “lavoriamo” tutti insieme affinché, con l’aiuto dello Spirito Santo, altre “giovani” donne vogliano rispondere alla chiamata del Signore per irrobustire ed arricchire questo giovane ramo che spunta nella secolare pianta che è la Chiesa.

1 Ignazio, Agli Smirnesi, XIII, I, in I Padri Apostolici, Roma 1976, 138

2 Policarpo, Ai Filippesi V, 3, in I Padri Apostolici, 156

3 Giustino, I Apologia, 15: PG 6, 350

4 cfr. Ambrogio, De Virginibus III, I: PL 16, 231

5 Sacrosantum Concilium 80: EV 1/139